Inaugurazione Venerdì, 17 novembre 2023, ore 15.00 alla presenza dei curatori e del fotografo Uliano Lucas Galeria Pedro Olayo (filho), Convento São Francisco
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Il fotoreporter ULIANO LUCAS (1942) è nato e cresciuto a Milano, dove, fin da giovanissimo, ha frequentato il circolo di artisti e intellettuali del quartiere di Brera. Nelle sue prime fotografie protagonista è la città di Milano, in particolare la vita artistica (di scrittori, musicisti, pittori) tra gli anni ’60 e ’70. Il 1968 sarà un anno fondamentale per il fotoreporter italiano, in quanto emerge l’importanza dell’impegno politico che non abbandonerà mai, impegno che si riflette nei reportage che ritraggono i problemi e le realtà di quegli anni, come le proteste studentesche e operaie. Gli anni successivi sono segnati dai reportage sui movimenti di liberazione: il fotografo parte spesso, di sua iniziativa, per il continente africano e i suoi lavori vengono pubblicati soprattutto su riviste tedesche e francesi. Si tratta di fotografie che ritraggono la guerriglia, la quotidianità nella foresta, la lotta per la libertà, la nascita di nuove democrazie. È proprio in questo periodo, e più precisamente nell’estate del 1969, che Uliano Lucas, insieme al giornalista Bruno Crimi (1939-2006), intraprende un viaggio nelle zone liberate della Guinea Bissau. Il reportage realizzato in questa esperienza sarà pubblicato su diversi giornali (in particolare, la pubblicazione sul settimanale Vie nuove) e nel libro, pubblicato nel 1970, dal titolo Guinea Bissau: una rivoluzione africana, dalla casa editrice Vangelista di Milano – con testi di Bruno Crimi e foto di Uliano Lucas.
In quegli stessi anni e in seguito, Uliano Lucas viaggerà a lungo attraverso il continente africano: Algeria, Tunisia, Tanzania, Congo, Mozambico, Zambia, Etiopia, Eritrea… seguendo i processi di decolonizzazione e quindi i problemi, le realtà e le trasformazioni di questi Paesi. Si occuperà anche della violenza negli ospedali psichiatrici in Italia, denunciando la condizioni in cui versano e i problemi sociali legati al fenomeno migratorio nel Nord Europa.
A partire dagli anni Novanta, oltre ai reportage sui Paesi in guerra – esemplare il caso del reportage durante il conflitto in Jugoslavia -, il fotografo italiano documenta le trasformazioni sociali della vita quotidiana e del mondo del lavoro in grandi città italiane come Torino, Milano e Genova e in alcune regioni in particolare (come la Puglia, l’Abruzzo e il Veneto), per poi dedicarsi, fino a oggi, ai temi legati all’emigrazione e all’immigrazione.
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