Webinar sulla Mostra WHAT WE WANT di Francesco Jodice. Intervengono l’artista Francesco Jodice, la curatrice Angela Tecce, l’architetto Nadir Bonaccorso, responsabile dell’allestimento, e la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Luisa Violo
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«Le rughe del pianeta. Le immagini fotografiche di What We Want fanno parte di un progetto di ricerca, iniziato da Francesco Jodice fin dal 1995 senza interruzione, che esprime compiutamente il suo essere al mondo configurandosi, allo stesso tempo, come un moderno e personalissimo atlante, il suo sguardo sul mondo.
Scrittura e fotografia vanno di pari passo – anzi la scrittura precede l’atto del fotografare – nel rappresentare luoghi del nostro pianeta, nei quali i paesaggi, i centri urbani, le megalopoli non vengono semplicemente riprodotti, ma sono analizzati confrontandoli con i desideri e le aspettative delle comunità che li abitano. Le vedute, di grande formato, non sono soltanto la testimonianza di ciò che è, di quello che vediamo con gli occhi, ma vi si percepisce la consapevolezza del passato e di ciò che vi è accaduto; i grandi eventi che li hanno mutati non sono mai documentati direttamente ma traspaiono nella visione di spazi coinvolti dai cambiamenti in atto. Il vecchio e il nuovo si incrociano talvolta in modo stridente, apparentemente contraddittorio: nuove forme dell’abitare e costumi o attività tradizionali che testimoniano il riverbero della storia nella vita della gente». (Angela Tecce)
Francesco Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive a Milano. La sua ricerca artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitica, proponendo la pratica artistica come poetica civile. Insegna al Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali e al Master in Photography and Visual Design presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. È stato tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e Zapruder. Ha partecipato a grandi mostre collettive come Documenta, la Biennale di Venezia, la Biennale di São Paulo, la Triennale dell’ICP di New York, la seconda Biennale di Yinchuan, e ha esposto al Castello di Rivoli (Torino), alla Tate Modern (Londra) e al Prado (Madrid). Tra i suoi progetti principali ci sono l’atlante fotografico What We Want, un osservatorio sulle modificazioni del paesaggio in quanto proiezione dei desideri collettivi, l’archivio di pedinamenti urbani The Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers. I suoi lavori più recenti – Atlante, American Recordings, West and Rivoluzioni – esplorano i possibili scenari futuri dell’Occidente.
Angela Tecce si occupa di arte contemporanea, come storica, critica e curatrice, attualmente è membro del Comitato scientifico della Collezione Farnesina. Numerosissimi sono gli scritti storici e critici da lei dedicati all’arte del Sei-Ottocento, del Novecento e all’arte contemporanea.
Nel Ministero per i Beni e le attività culturali ha svolto una lunga attività di Dirigente e Direttore di musei; ha curato e organizzato mostre di rilievo internazionale da Vesuvius by Warhol, 1985, a William Kentridge, 2015 tra cui quelle dedicate a Hermann Nitsch, Mimmo Paladino, Luigi Mainolfi, Enzo Cucchi, Joseph Beuys, Ettore Spalletti, Anselm Kiefer, Pino Pascali, Julian Schnabel, Louise Bourgeois, Bill Viola nei musei napoletani.
Ha orientato i suoi studi verso l’arte del Novecento, argomento del quale è considerata tra i maggiori conoscitori in Italia per le numerose iniziative espositive organizzate tra le quali la Sezione d’arte contemporanea del Museo di Capodimonte e il museo sul Novecento a Napoli, a Castel Sant’Elmo.
Nel 2018 per il Mar di Ravenna, ha curato la mostra “?WAR is over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità”.