Concerto-spettacolo “Caffè Odessa” in occasione della Giornata Mondiale in Memoria delle Vittime dell’Olocausto, di e con Miriam Camerini (voce) e Manuel Buda (chitarra, voce e bağlama) e con Davide Bonetti (fisarmonica).
Lunedì, 27 gennaio 2025, ore 18.30
Istituto Italiano di Cultura di Lisbona
Av. Infante Santo, 43 – 2º – Lisbona
SESSIONE ESAURITA.
Il concerto è preceduto da un’introduzione della dott.ssa Susana Mateus, ricercatrice della Cátedra de Estudos Sefarditas Alberto Benveniste, della Facoltà di Lettere dell’Università di Lisbona.
Una notte d’inverno nel quartiere ebraico di Odessa. La nebbia del porto si confonde con la luce dei lampioni, l’umidità entra nelle ossa attraverso il cappotto. Oltre le finestre appannate, un caffè promette compagnia, calore, qualche risata e un po’ di musica. Viaggiatori e avventurieri, cantanti dell’Opera e marinai, ragazze di buona famiglia e attrici sfiorite, commercianti e militari. Attorno al samovar si raduna un mondo intero, e finché ci sono musica, acquavite e caffè la notte non finisce. Da Varsavia a New York, Da Vienna a Tel Aviv, da Istanbul a Lisbona, Sarajevo e Buenos Aires, canzoni si susseguono, profumi si intrecciano, sapori si mischiano. Yiddish, ebraico, ladino, inglese, spagnolo. A chi appartiene la cannella? All’Oriente profumato o alle notti del nord Europa? Nel suo La Cotogna di Istanbul, Paolo Rumiz tesse un filo che attraversa tutta l’Europa seguendo la malinconia piena di vita e il desiderio farcito di pena della radice SeV, che sarebbe all’origine della saudade lusitana come della ballata d’amore e morte, la sevdalinka dei Balcani: kara sevda, quell’umore nero, amaro e dolce, che sa d’amore e lontananza, desiderio e nostalgia. L’Europa e le Americhe hanno nutrito la diaspora ebraica di jazz, tango e canzoni da cabaret, ma forse la vera radice sta nel Medio Oriente, oppure si perde nella notte dei tempi, nelle melodie cantate dagli ebrei cacciati di Spagna e approdati a Istanbul e a Salonicco. Poi c’è la nuova canzone che nasce nei kibbutz, dove ci si stringe attorno al fuoco, la sera dopo il lavoro nei campi, oppure si danza, per celebrare il primo raccolto e la gioia di essere vivi e liberi. Ma allora… Esiste la musica ebraica? E se sì, che cos’è? Poco conta: in un Caffè come il nostro, l’importante è avere una storia da raccontare e una canzone da cantare.