Esposizione “AQUARIA – Ou a Ilusão de Um Mar Fechado”, organizzata dal MAAT – Museu de Arte, Arquitetura e Tecnologia, con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona.
Curatrice: Angela Rui
Supporto alla ricerca e archivio: Martina Motta | Supporto alla ricerca locale: Marta Jecu
Design dell’esposizione: 2050+ (Ippolito Pestellini Laparelli, Massimo Tenan, Guglielmo Campeggi)
Design grafico: òbelo (Claude Marzotto, Maia Sambonet)
Aperta al pubblico dal 5 aprile al 6 settembre 2021
Lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica: 11.00 → 19.00
Per informazioni su prezzi e biglietteria, seguire il link ►►►
Aquaria – Ou a Ilusão de Um Mar Fechado è una mostra che riflette sulle possibilità e le nuove questioni che il ripensamento del nostro rapporto con il mondo marino potrebbe presupporre. Gli acquari sono dispositivi che organizzano e rappresentano la vita marina, sistemi complessi che, nel paradigma della modernità e dell’urbanizzazione, incarnano la trasformazione della natura in cultura, grazie al supporto della tecnologia e del capitale. Questa separazione della cultura come entità separata dal mondo organico-naturale deriva dai tentativi scientifici e razionali di categorizzazione e organizzazione. Tuttavia, questo tipo di costruzioni che separe la cultura dalla natura non sono più convincenti all’interno di un nuovo regime climatico che richiede nuove narrazioni che superino le gerarchie che ruotano intorno all’uomo e al suo sfruttamento delle risorse e dei corpi
Curato da Angela Rui, il percorso espositivo si snoda attraverso undici installazioni che offrono punti di vista che servono ad evidenziare come i modi di intendere l’ambiente marino erano concepiti un tempo e dovrebbero essere ripensati oggi. Come parte della mostra, Armin Linke è stato incaricato di realizzare un film, girato interamente dietro le quinte dell’Oceanário di Lisbona, che esamina la multidimensionalità dell’architettura acquatica, in cui le meraviglie della natura vengono mostrate attraverso una tecnologia nascosta e ben orchestrata.
La documentazione storica presentata, dalla metà del XIX secolo ai giorni nostri, entra in dialogo con le opere contemporanee, contestualizzando le posizioni occidentali sulle politiche istituzionali, l’esposizione naturalista, i legami con le grandi Esposizioni Universali, le spedizioni scientifiche, le attività coloniali ed estrattive in rapporto ad altre geografie.
Guardando alla natura degli acquari e alla distinta relazione tra spazi e scene tecniche, il progetto espositivo concepito dallo studio 2050+ lavora sulle nozioni di interfaccia e soglia, mostrando due categorie di dispositivi spaziali: un sistema espositivo industriale per ospitare il materiale di ricerca e una sequenza fluida per orchestrare le installazioni degli artisti. L’installazione agisce come un acquario espanso, dove le relazioni gerarchiche sono neutralizzate.
Il progetto grafico e l’identità visiva sviluppati dallo Studio òbelo mirano a disturbare lo sguardo dello spettatore, risvegliando una consapevolezza autoriflessiva delle ambiguità della percezione, prendendo come punto di partenza la figura del Cubo di Necker (1832) e concettualizzando l’acquario in una serie di cubi impossibili.
Progetti di Revital Cohen & Tuur Van Balen, Julien Creuzet, Simon Denny, Marjolijn Dijckman & Toril Johannessen, Michela de Mattei, Alice dos Reis, Eva Jack, Joan Jonas, Armin Linke, Superflex e Stef Veldhuis.
Immagine: ©studio òbelo