Esposizioni italiane nell’ambito della 33ª edizione degli Encontros da Imagem – Festival Internazionale di Fotografia e Arti Visive organizzati da Encontros da Imagem, con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona.
Gli Encontros da Imagem rappresentano il più importante festival di fotografia in Portogallo, in contatto con i maggiori festival di fotografia europei, e costituiscono un’importante piattaforma di divulgazione delle fotografia nazionale all’estero, mediante esposizioni e proiezioni.
Nella programmazione del Festival si segnalano le esposizioni dei seguenti artisti italiani:
15 settembre, ore 18:30
Museu Nogueira da Silva
Av. Central – Braga
TIÀWÙK di Gabriele Cecconi
Questa esplorazione visiva è un viaggio su un altro pianeta. Tiàwùk (Kuwait al contrario) è un pianeta situato in una galassia abbastanza vicina a noi, è più piccolo rispetto alla terra e le condizioni ambientali sono estreme, ma sufficientemente adatte alla crescita e all’adattamento della vita umana. Dopo 500 anni di osservazione astronomica, l’umanità per la prima volta è venuta a contatto con un altro pianeta abitato da umani, e questa è la sua documentazione visiva.
Questo pianeta è abitato da 4 milioni di persone e solo il 6% della terra è coltivabile. I veri cittadini sono circa 1 milione, ma gli altri abitanti sono espatriati lì giunti da altri pianeti vicini per lavorare. Secondo le nostre informazioni ancora incomplete, il pianeta è stato recentemente colonizzato e dopo molti anni è stata scoperta una fonte segreta di energia: in pochissimo tempo è diventata una fonte delle ricchezze dell’intero universo.
Una parte della popolazione, quella che ha scoperto da poco la ricchezza economica, secondo le nostre osservazioni soffre di un disturbo psicologico i cui sintomi possono essere individuati in una visione materialista e distopica del mondo circostante. Secondo le teorie di alcuni tra i più importanti psicologi e psichiatri terrestri del XX secolo, sappiamo come il mondo esteriore che plasmiamo e in cui viviamo sia un riflesso del nostro mondo interiore, e sappiamo anche che la mancanza di consapevolezza interiore e l’attaccamento sono le fonti della nostra sofferenza, e proiettano la mente umana nel mondo materiale.
Per molte ragioni, Tiàwùk ci mostra come il materialismo e il capitalismo (l’universo è piccolo) possano distorcere la nostra visione della vita e della realtà che ci circonda. Pensavamo di essere gli unici ad avere questi problemi, ma la scoperta e l’esplorazione di Tiàwùk ci hanno dato il senso dell’universalità del problema. Non siamo soli.
. http://www.gabrielececconi.org/tiagravewugravek.html; https://www.instagram.com/gabriele.cecconi/
16 settembre, ore 11:30
Biblioteca Lúcio Craveiro da Silva
Rua de São Paulo, 1 – Braga
ANIMAS di Andrea Graziosi
Nel centro della Sardegna, in diversi paesi del territorio della Barbagia, vivono tradizioni strane e arcaiche ben radicate. Praticati dagli abitanti, i culti antichi, rappresentano un rapporto intenso e brutale che l’uomo intrattiene con la natura selvaggia e portano con sé un valore mistico, spirituale e sacro, con uno scopo catartico e liberatorio. Questi costumi appartengono ad un tempo che non ci appartiene, mascherarsi è un destino, il legame a un rapporto inquietante tra l’essere animale e la divinità; indossare una maschera significa trasformarsi nella forma di un’altra entità. L’effetto minaccioso e inquietante che producono queste maschere non ha la funzione di spaventare l’altro, ma di provocare una relazione con l’altro. Gli abitanti di questa regione usano l’espressione Animas per definire qualcosa che non ha né tempo né corpo, a volte un tempo inquietante, selvaggio, è ciò che è specificamente non umano e serve a vivere un’esperienza.
https://www.andreagraziosi.com/works-1/animas; https://www.instagram.com/andrea.graziosi.00/
16 settembre, ore 11:30
Biblioteca Lúcio Craveiro da Silva
Rua de São Paulo, 1 – Braga
COMMON PLACES di Cédric Dasesson
Racconta il processo di adattamento dell’uomo e della natura in un luogo e uno spazio temporale lento con una serie di intervalli leggibili come linee di rottura, elementi di cambiamento.
Partendo dalle tracce genetiche del popolo sardo e dai luoghi che si connotano nell’immaginario collettivo come identitari si vuole leggere tramite immagini un processo temporale ritmicamente vario che racconta delle continue forme di adattamento dell’uomo alle inevitabili trasformazioni del territorio.
Tra le prime forme di adattamento al luogo si individua il passaggio dalla condizione di vita nomade a quella stanziale, che implica la necessità di lasciare tracce, segni riconoscibili sul luogo, che viene addomesticato. La costante all’interno di questi processi di adattamento è quasi sempre la roccia, simbolo di forza, di resistenza, di ostilità ma allo stesso tempo simbolo di casa, di spazio di aggregazione come nei luoghi di culto. E’ un elemento che si può facilmente accostare all’animo del popolo sardo.
Un popolo testardo che all’interno della condizione isolana ha vissuto nella natura ostile quasi come all’interno di una rocca.
La ricerca fotografica scava tra gli elementi spesso stereotipati che connotano i caratteri fondamentali del popolo e ne raccoglie le nozioni fondamentali, tramite un’associazione diretta tra luogo e il suo utilizzo. I luoghi diventano dei grandi contenitori di informazioni, tradizioni, storie mitologiche impresse nella roccia e in parte ancora da scoprire.
Il processo di adattamento è motivo di sopravvivenza, simbolo di scelte mirate di vita in totale simbiosi con il territorio, simbolo di testardaggine nel perseverare la volontà di vivere a determinate condizioni, dettate spesso dalla natura.
Il risultato è un catalogo morfo tipologico che illustra l’evoluzione dei caratteri abitativi di questi luoghi. In questo modo è possibile confrontare e misurare i processi evolutivi degli insediamenti. Utilizzando un linguaggio quasi iconografico ho evidenziato i caratteri formali di un habitat e quindi di una società che ha vissuto per lungo tempo il complesso rapporto con il paesaggio, traucendolo in determinate forme d’uso e figure territoriali. https://www.exibart.com/fotografia/scenari-urbani-cedric-dasesson-ai-confini-di-cagliari/?fbclid=IwAR1UzIuUHFyxzdZA_ljVqo_xx34KZuj7FNvugpBWlTDyfw_lP4vQ6WkRxXw; https://www.instagram.com/cedric_dasesson/
16 settembre, ore 11:30
Biblioteca Lúcio Craveiro da Silva
Rua de São Paulo, 1 – Braga
SANITÀ di Ciro Battiloro
Sanità è un ritratto della vita intima nel Rione Sanità. Una lettera d’amore dedicata a un modo di vivere già dimenticato, e alla sua autenticità. Il Rione, nato come luogo di residenza per le famiglie nobili e aristocratiche, è diventato uno dei più poveri di Napoli a causa della costruzione del “Ponte Sanità”. Costruito dai Francesi tra il 1806 e il 1809 e creato per collegare il Palazzo Reale di Capodimonte al resto della città, ha escluso il quartiere dalla vita di quest’ultima, creando un ghetto nel cuore di essa. La Sanità si sviluppa in una depressione: è una realtà urbana a se stante, che non è necessario attraversare per spostarsi da una parte all’altra della città. Questo isolamento acuito da mancate politiche di integrazione e sviluppo ha portato al proliferare di diverse problematiche sociali quali disoccupazione, mancanza di scuole con conseguente evasione scolastica, presenza di organizzazioni criminali. D’altro canto il quartiere ha conservato la sua identità. Tra gli abitanti del “Rione Sanità” è cresciuto un forte senso di appartenenza scalfito solo in superficie dalla modernità. Il quartiere accoglie una vasta umanità con origini geografiche diverse e diverse storie personali. Questa diversità è una ricchezza. Non c’è solo marginalità, ma anche una vitalità straordinaria; un patrimonio storico artistico di notevole importanza, competenze umane, relazionali, di livello molto alto. Ci sono persone e gruppi capaci di resistere alle spinte disgreganti e di sognare e agire il cambiamento. Il mio progetto mette al centro la vita del Rione nella sua piega intima e dolce. I tratti in bianco e nero di un’umanità perennemente dolente escono dall’ombra del tufo mostrando quelle relazioni intense d’amore, spiazzanti, dolcissime, tra l’occhio e il soggetto, tessendo un legame profondo con la vita e la morte. Le mie immagini vogliono essere una carezza che non indulge, essenziale e partecipe, incisiva nel restituire la parte migliore di quella carne che può essere anche bestiale. L’amore in questi vicoli, talvolta riesce nel miracolo di trasformare la disperazione in bellezza. Il “Rione Sanità” è solitudine e amore, ironia e tragedia, fede e peccato. I contrasti generano esistenze surreali. La strada e la casa si fondono insieme, il privato diventa pubblico e il pubblico nasconde i segreti del privato. Il Silenzio è un dono raro per questi vicoli, ma nella sua rivelazione riscopri l’anima nuda e immensa di un’umanità dimenticata. https://www.cirobattiloro.com/Sanita; https://www.instagram.com/cirobattiloro/
16 settembre, ore 14:30
Galeria do Paço da Universidade do Minho
Largo do Paço – Braga
ROMANZO METICCIO di Davide Degano
Romanzo Meticcio è una ricerca che indaga la condizione post-coloniale in Italia quale elemento fondante del tessuto sociale del Bel Paese. Il prefisso “post” assume qui un valore di continuità sia temporale sia spaziale. In Italia la costruzione della Nazione moderna si è fortemente basata sull’identificazione di luoghi e persone considerate marginali -le periferie, il meridione, le minoranze, gli italiani di seconda generazione – mentre la questione dell’ideologia fascista non è mai stata affrontata in un dibattito pubblico aperto e non si è mai “risolta”, rimanendo anch’essa ai margini. Il medium fotografico negli anni ’30 è stato uno strumento fondamentale per legittimare le politiche coloniali, diventando spesso un vero e proprio atto performativo di esclusione. La cultura italiana dal II dopoguerra è stata poi caratterizzata da un processo di rimozione della storia coloniale. Romanzo Meticcio intende riportare alla luce questo passato creando nuovi immaginari e scenari sociali e culturali, incoraggiando la comunità a mettere in discussione il concetto stesso di identità italiana, rovesciando la marginalità, in modi che vanno oltre il rifiuto e la vittimizzazione. https://davidedegano.com/personal-projects/romanzo-meticcio-2019-ongoing; https://www.instagram.com/davidedegano/
16 settembre, ore 14:30
Galeria do Paço da Universidade do Minho
Largo do Paço – Braga
THE DARKER THE NIGHT, THE BRIGHTER THE STARS di Glauco Canalis
“The Darker the Night, the Brighter the Stars” è un progetto a lungo termine che esplora la cultura giovanile nel quartiere Torretta di Napoli, che ogni gennaio partecipa al falò rituale noto come il “Cippo di Sant’Antonio”. Questo progetto si immerge nel cuore di questo rituale, che deriva da una tradizione pagana secondo la quale i contadini accendevano fuochi con i rifiuti domestici per celebrare la fine dell’inverno, ma anche per cercare protezione per il nuovo anno a venire. Tuttavia, la versione attuale del rituale si è evoluta in qualcosa di diverso, con gruppi di bambini di età compresa tra i 6 e i 16 anni che scendono in strada in passamontagna, rubano alberi di Natale e altri oggetti e si scontrano con gruppi rivali. Conservano ciò che hanno saccheggiato in posti segreti all’interno dei loro territori, fino al giorno dell’incendio. Questo gioco nasconde la criminalità sistemica e gli atteggiamenti territoriali tipici della regione. Se inizialmente il progetto era incentrato sul rito in sé, successivamente ha iniziato ad accompagnare i partecipanti fino all’età adulta, seguendo l’evoluzione delle loro relazioni e lo sviluppo della loro identità individuale e collettiva. Questo approccio ha consentito alla ricerca di esplorare importanti questioni sociali interconnesse con questo gruppo demografico, compresi gli alti tassi di gravidanze adolescenziali, criminalità e disoccupazione, che determinano il tono politico di questo ambiente operaio sottosviluppato. Confrontandosi con le tradizionali rappresentazioni distorte della comunità, questo lavoro cerca di far luce sui giovani vigorosi che vivono in questo oscuro scenario sociopolitico, spesso condannato a un circolo vizioso. La bellezza di questa comunità deriva da un senso di appartenenza e di sostegno reciproco che compensa la mancanza di infrastrutture governative e si contrappone alla classe media critica che chiude loro le porte. Vivono nella costante affermazione dei loro valori come comunità e non come individui. Le fotografie stesse mirano a trasmettere l’ingenuità e la bellezza di quest’età, fornendo allo stesso tempo nuovi modi di esaminare visivamente il tema della gioventù e dell’identità, evidenziando le questioni che riguardano il Sud Italia. L’approccio crudo e intimo a questa narrazione quotidiana è stato creato mescolando pellicola a colori da 120 mm/35 mm e in bianco e nero per evitare le restrizioni di un linguaggio specifico, consentendo alla bellezza e al coraggio di coesistere. http://www.glaucocanalis.com; https://www.instagram.com/glaucocanalis/