32º Festival di Teatro di Almada
ILRITORNO A CASA, di Harold Pinter
Regia di Peter Stein
INTERPRETI
Alessandro Averone, Andrea Nicolini, Antonio Tintis, Arianna Scommegna, Elia
Schilton, Paolo Graziosi
Lingua:
Italiano con sottotitoli in portoghese
Durata
2:40 con intervallo
Età
M/12
Nell’ambito del 32º Festival di Teatro di Almada, spettacolo Il ritorno a casa del Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Co-produzione: Spoleto56 Festival dei 2Mondi, Co-presentazione: Teatro Nacional D. Maria II, con l’appoggio dell’Istituto Italiano di Cultura.
Sin da quando ho visto la prima londinese, quasi 50 anni fa, ho desiderato
mettere in scena Il ritorno a casa. È forse il lavoro più cupo di Pinter, che
tratta dei profondi pericoli insiti nelle relazioni umane e soprattutto nel
rapporto precario tra i sessi. La giungla nella quale si combatte è,
naturalmente, la famiglia.
I comportamenti formali, più o meno stabili, si tramutano in aggressività
fatale e violenza sessuale quando uno dei fratelli con la sua nuova moglie
ritorna dall’America. Tutte le ossessioni sessuali maschili in questa famiglia
di serpenti si proiettano sull’unica donna presente. Nelle fantasie degli
uomini, e nel loro comportamento, viene trasformata in puttana e non le rimane
che la possibilità della vendetta, assumendo quel ruolo e soddisfacendo la loro
bramosia più del previsto. Come sempre nei finali di Pinter tutto rimane
aperto.
L’immagine finale mostra la donna imponente, con gli uomini frignanti e
anelanti ai suoi piedi e nessuno sulla scena e nell’uditorio saprà quello che
può accadere.
È un lavoro esclusivamente per attori. L’iniziativa di questo allestimento è
partita dai membri del cast de I Demoni che era abituato ad un lavoro
di stretta interazione. Speriamo, quindi, con il nostro lavoro di poter essere
all’altezza dell’opera.
Peter Stein
Peter Stein (n. Monaco di Baviera 1937).
Allievo di F. Körtner e seguace delle teorie brechtiane, debuttò nel 1967 mettendo in scena Saved di E. Bond, e si segnalò col Torquato
Tasso di Goethe (1969), di cui offriva una
lettura fortemente ideologizzata. Per la Schaubühne am Halleschen di Berlino
Ovest, di cui dal 1970 fu direttore, ha realizzato
alcuni dei suoi spettacoli più riusciti per qualità di invenzione registica (Die Mütter
di Brecht, da Gorkij, 1970; Peer Gynt di Ibsen, 1971; Prinz Friedrich von Homburg di Kleist, 1972; As you like it di Shakespeare, 1977). Particolare attenzione ha riservato alla drammaturgia
contemporanea di lingua tedesca (P. Weiss, H. M. Enzensberger, M. Fleisser, P.
Handke, B. Strauss) e non (Roberto Zucco di B.-M. Koltès, 1990), mettendone in luce gli aspetti più dichiaratamente
politici.
Dopo la discussa versione dell’Orestea di Eschilo (1980)
e le emozionanti edizioni di Tre sorelle (1984)
e Il
giardino dei ciliegi (1989) di Čechov, ha
lasciato la Schaubühne e nel 1992 è stato nominato
direttore della sezione teatrale del festival di Salisburgo, carica che ha
mantenuto fino al 1997. In Italia ha diretto Tito
Andronico (1990) di Shakespeare e Zio Vanja
(1996) di Čechov.
È attivo anche nel teatro d’opera. Tra le
produzioni più recenti sono da ricordare: il Faust integrale di J. W. Goethe, messo
in scena in sette giornate in occasione dell’Expo 2000
di Hannover; Il gabbiano (2003) di A. Čechov; Troilo e
Cressida (2006) di W. Shakespeare; Elettra
(2007) di Sofocle.