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“AMORE” di PIPPO DELBONO al TEATRO AVEIRENSE di Aveiro

Spettacolo organizzato dal Teatro Aveirense e dall’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, sotto l’egida dell’Ambasciata d’Italia in Portogallo. Spettacolo in lingua italiana con sottotitoli in portoghese.

15 e 16 novembre, alle ore 21.30
Sala Principal, Teatro Aveirense (Rua Belém do Pará, 3810-066 Aveiro)

L’attore e regista italiano Pippo Delbono debutta al Teatro São Luiz con uno spettacolo ideato in Portogallo, un paese con il quale riconosce “uno speciale legame sentimentale”. Amore è un viaggio musicale e lirico attraverso una geografia esterna – al di lá del Portogallo, dell’Angola, di Capo Verde – e una interna, quella delle corde dell’anima che vibrano al minimo battito della vita. Le note sono quelle malinconiche del fado, che esplodono in slancio energetico attraverso la voce dei suoi cantanti, ben aperta, raggiungendo ogni angolo della sala; il ritmo è ora sospeso, ora tableau vivant, ora una lenta processione; l’immagine è un quadro che cambia di colore, si riscalda e si raffredda.

immagine pipp

E c’è poi la parola poetica, restituita dalla calda voce dell’artista ligure con il suo solito, ipnotico, canticchiare al microfono. Le parole sono di Carlos Drummond de Andrade, Eugénio de Andrade, Daniel Damásio Ascensão Filipe, Sophia de Mello Breyner Andresen, Jacques Prévert, Rainer Maria Rilke e Florbela Espanca.

Sostiene Pippo Delbono: “Questo spettacolo presenta una duplice visione dell’amore. Da una parte – e sono i testi a prendere voce – ci mettiamo, tutti, alla ricerca di quell’amore, cercando di sfuggire alla paura che ci assale. In questo viaggio si cerca di evitarlo, questo amore, anche se ne riconosciamo costantemente l’urgenza; io lo ricerco, ma anche lo voglio, ed è proprio questo che fa paura. Ma il cammino – fatto di musiche, voci, immagini – riesce poi, forse, a portarci verso una riconciliazione, un momento di pace in cui quell’amore possa manifestarsi al di là di ogni singola paura”.

A tenere insieme un montaggio emotivo mai del tutto pacificato è una grammatica scenica che alterna il pieno al vuoto, il canto alla musica, la voce viva al silenzio, alla ricerca di una rappresentazione onirica ed elegiaca della crudele risacca di distacco e ricongiungimento. Protagonista è l’assenza, è la distanza, è la nostalgia, una mappatura di emozioni che scava nell’animo dell’autore, dei suoi interpreti e dello stesso spettatore, chiamato a cercare sempre con gli occhi ciò che manca e che, inesorabilmente, tarda a manifestarsi.

Amore vuole essere il tentativo di condivisione di un incontro fugace: l’amore è «un uccello rapace» che afferra e porta via e che, così facendo, si presenta come qualità totalmente umana. Le lingue diverse che si abbracciano nella trama sonora sono espressione di questa terra, il Portogallo, che accoglie e che lascia tracce; lo slancio poetico ci ricorda quale forma di rispetto dovremmo sempre offrire a quei moti dell’anima altrimenti sempre messi sotto assedio dalla paura, dalla diffidenza, dalla vergogna.

Amore è ancora una volta il tentativo di portare dentro al teatro la vita. Nominando questa parola, invocandola in maniera laica e sognante, abbiamo forse la possibilità di darle voce e, a lungo grande assente nei discorsi pubblici, liberarla dalla confusione che ha regnato sull’intera narrazione di questa odissea globale, spaventosa, terribilmente umana.