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Esposizione ‘Autoritratto (del) Blu di Prussia’ di Matteo Fato, curata da Simone Ciglia

Esposizione personale di Matteo Fato ‘Autoritratto (del) Blu di Prussia’ di Matteo Fato, curata da Simone Ciglia, entrambi presenti all’inaugurazione.

«Se in un quadro i cattivi umori del pittore, le sue torbide malinconie, i suoi errori, le sue sfrenate ambizioni condensano e s’esprimono, state certi che là, in quel punto, troverete la mia ombra, l’ombra del Blu»

Ennio Flaiano

La mostra vuole rileggere le pagine di una delle figure più poliedriche della cultura italiana del Novecento, Ennio Flaiano (Pescara, 1910-Roma, 1972). Scrittore, giornalista, sceneggiatore, critico, umorista, Flaiano ha tracciato con la sua scrittura il ritratto di un paese che forse mai nella sua storia aveva vissuto un cambiamento tanto rapido. Alle sue contraddizioni l’autore ha guardato con umorismo e allo stesso tempo con disincanto. Fra le sue opere postume, Autobiografia del Blu di Prussia, uscito nel 1974, raccoglie una serie variegata di testi risalenti a diversi periodi. Le immagini, le brevi narrazioni, le osservazioni sui colori, gli aforismi che compongono il primo scritto – La pietra turchina – hanno segnato l’incipit del progetto espositivo.

La mostra presenta per la prima volta come un unico corpo, una serie di opere cui Fato ha dedicato uno studio a partire dal 2008. A legarle è il tema della nuvola, immagine evocata in uno dei più celebri aforismi di Flaiano: «Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole». A questa figura è idealmente dedicato anche un lavoro inedito concepito per l’occasione, un ritratto in cui l’artista mette in scena la propria idea espansa di pittura.

La ricerca di Fato nasce dalla volontà di fermare in una sorta di “natura morta” lo spazio della pittura. Un concetto caro all’artista riguarda il bilico della rappresentazione: un momento al limite tra scrittura e immagine, tra parola e pensiero. La nuvola diviene elemento nel quale si condensano naturalmente questi margini della realtà, parola che circoscrive il mutamento.

Matteo Fato è nato nel 1979 a Pescara, città in cui vive e lavora. Ha partecipato a numerose mostre in gallerie private e musei pubblici in Italia e all’estero e ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il premio Level 0 – ArtVerona (2013), il Premio Città di Treviglio (2012) e il Premio Cramum (2016). Ha partecipato a numerose residenze artistiche, tra cui: la Fondazione Spinola Banna (Torino) con Adrian Paci come Visiting professor (2008); ArtOmi, (New York) come artista Italiano in residenza selezionato dalla Dena Foundation (2010); e in Norvegia presso il Nordic Artists’ Centre Dalsåsen – NKD (2015). Nel 2016, ha partecipato alla 16ª Quadriennale d’Arte di Roma. Il suo lavoro è presente in numerose collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. Dal 2009 è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino (www.matteofato.com).

Simone Ciglia, nato a Pescara nel 1982, vive fra Roma e Stoccarda. È dottore di ricerca in storia dell’arte contemporanea presso la “Sapienza” Università di Roma e si occupa principalmente di arte e critica d’arte del secondo Novecento. Ha curato diverse mostre e scritto per cataloghi e riviste specializzate. Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone, è corrispondente per la rivista “Flash Art” e assistente ricercatore presso il MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo di Roma.

 

INGRESSO LIBERO

La Mostra è visitabile fino al 30 maggio 2017

dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.30; dal martedì al giovedì dalle 16.00 alle 18.00

Chiusa: sabato, domenica, festivi

  • Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura