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Esposizione “Botto & Bruno: The ballad of forgotten places”

Esposizione “Botto & Bruno: The ballad of forgotten places”, progetto promosso dalla Fondazione Merz e vincitore della III edizione del bando Italian Council (2018), concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.

Info: tel. 213815891; E-mail: carpintarias@csl-lisboa.pt; contatto stampa: imprensa@csl-lisboa.pt

Inaugurazione: martedì, 9 aprile alle ore 19.00

Visitabile fino al 5 maggio 2019, dal giovedì alla domenica dalle 12.00 alle 18.00

Ingresso: 3 €

“The ballad of forgotten places” è una grande installazione che evoca una rovina contemporanea e che diventa memoria dei luoghi fragili e perduti. È concepita come un grande ambiente praticabile coperto, sia sulle pareti sia sul pavimento, da un paesaggio suburbano a 360 gradi, denso di ossidazioni, tracce, macchie e reperti, come se il tempo vi avesse lavorato quasi trasformandolo in una sorta di dagherrotipo.

All’interno della “stanza” si trova un basamento sopra il quale è posto un libro d’artista, che diventa una narrazione di immagini, prodotte o raccolte in anni di foto dagli artisti, di un gran numero di luoghi ormai scomparsi, trasformati, dimenticati: siano essi terrain vagues, zone industriali oppure orti urbani situati ai margini delle città.

“L’idea di una casa che seppur fragile, diroccata, scelga di proteggere la memoria di questi luoghi perduti ci sembra l’unica via per poter costruire le basi per un nuovo e più costruttivo approccio per affrontare le problematiche sull’ambiente. Le istituzioni che ospiteranno il lavoro dovranno proteggere, come una sorta di abbraccio, questa rovina che a sua volta si propone di conservare e trasmettere la memoria di questi luoghi fragili, insieme scatola cinese e macchina della memoria”. Botto&Bruno

Il progetto suggerisce una profonda riflessione sulla contemporaneità e sul ruolo dell’arte quale fattore non solo di lettura o narrazione della società ma anche quale indispensabile elemento di trasformazione estetica del presente.

Entrambi di Torino, Gian­franco Botto (1963) e Roberta Bruno (1966) for­mano il duo artis­tico Botto e Bruno. Attivi dai primi anni ’90, si esp­ri­mono soprat­tutto attra­verso fotografia, video e instal­lazione.

Fin dal prin­ci­pio hanno cat­turato l’attenzione con le loro visioni di per­iferie urbane des­o­late in cui cieli cupi, edi­fici dismessi e luoghi degra­dati con­cor­rono a creare un’atmosfera di mal­in­co­nia e soli­tu­dine. In questi sce­nari la pre­senza umana dap­prima è assente, men­tre suc­ces­si­va­mente è rap­p­re­sen­tata da gio­vani fig­ure soli­tarie, dal volto spesso nascosto, che si aggi­rano tra rovine e detriti. Sovente allestiti sotto forma di grandi wall­pa­per che rive­stono per intero pareti e pavi­menti degli spazi espos­i­tivi, i lavori di Botto e Bruno raf­fig­u­rano con­dizioni esisten­ziali in bil­ico tra squallore e bellezza, inqui­etu­dine e sper­anza. L’immaginario cin­e­matografico e quello musi­cale con­tem­po­ra­neo hanno un peso ril­e­vante nella loro opera, dove tal­volta com­paiono esplic­iti rifer­i­menti: dai film di Gus Van Sant alla musica dei Sonic Youth, solo per fare qualche esem­pio.

I lavori di Botto e Bruno sono stati esposti in numerose mostre per­son­ali e col­let­tive in Italia e all’estero, tra cui Palazzo delle Papesse, Siena, Palazzo delle Espo­sizioni, Roma, Cen­tro per l’Arte Con­tem­po­ranea Luigi Pecci, Prato, Palazzo delle Arti, Napoli, man­i­festa 7, Bolzano, Caix­aFo­rum Fun­da­cio “la Caixa”, Bar­cel­lona, MAMCO, Ginevra, 8th Shang­hai Bien­nial — Act 3: Rehearsal, Shang­hai. Inoltre, nel 2001 la cop­pia tori­nese ha parte­ci­pato alla Bien­nale di Venezia con un prog­etto real­iz­zato per l’ingresso delle Corderie inti­to­lato “House Where Nobody Lives”. Tra i riconosci­menti e premi più impor­tanti rice­vuti dal duo: il “Pre­mio Torino incon­tra… l’Arte”, pro­mosso dall’Associazione Arte­Gio­vane di Torino, la Res­i­denza presso Cou­vent des Récol­lets a Parigi, il con­corso inter­nazionale per la real­iz­zazione di un’opera d’arte nella nuova Cit­tadella della Gius­tizia di Venezia.