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Dal periodo Romano a D. Afonso Henriques

Le basi delle relazioni tra Italia e Portogallo affondano nel comune passato romano: basi tanto giuridiche quanto solidamente fisiche. Basti pensare all’imponente e perfettamente conservato criptoportico di età augustea ammirabile nelle fondamenta del Museu Machado do Castro, centro per eccellenza della vita politica, amministrativa e religiosa della città di Aeminium, e vestigia del secolare controllo effettivo romano, prima militare, in seguito politico-amministrativo romana.

I destini paralleli di Roma e Coimbra si notano anche in coincidenze temporali: mentre la prima era saccheggiata dai Vandali, la seconda offriva rifugio agli abitanti della vicina Conimbriga durante l’assedio degli Suebi. Il venir meno dell’unità politica non fece venir meno i legami culturali nell’Evo Medio, su cui gli storici e le storiche contribuiscono sempre più a diradare le nebbie. Quando si fa luce su quest’epoca tutt’altro che buia, si trovano indici di interconnessione culturale, come quella che emerge dall’opera di Isidoro di Siviglia: il suo lavoro di trasmissione e rielaborazione cristiana della cultura classica si inserisce nel periodo di unità politica sulla penisola iberica ad opera del Regno Visigoto, contribuendo al sogno di Renovatio Imperii che trova eco ancora oggi nei progetti di una più stretta unione politica all’interno dell’Unione Europea.

Alla fioritura delle relazioni luso-italiane ha probabilmente contribuito anche il lavoro quotidiano di anonimi amanuensi, studenti, artisti e commercianti, piuttosto che puntuali, sebbene eclatanti, momenti di vicinanza, come può essere un’unione matrimoniale. Infatti, non si può non citare il matrimonio tra D. Afonso Henriques e Mafalda di Savoia, nipote di un conte di Savoia Umberto II che tra i tanti titoli aveva quello di “Marchese d’Italia”. Nel Monastero di Santa Cruz a Coimbra oggi è possibile trovare la tomba di Mafalda accanto a quella del marito e del figlio Sancho I.

I legami matrimoniali tra le dinastie portoghesi e i Savoia sarebbero continuati nel corso dei secoli: a fine Seicento con il matrimonio di Maria Francesca Elisabetta di Savoia-Nemours, con Alfonso VI e, alla morte di questo, con suo fratello e successore Pietro II; e a fine Ottocento con le nozze tra Maria Pia e D. Luís. Tali legami consentono di spiegare perché, a cento anni di distanza l’uno dall’altro, due sovrani italiani elessero proprio il Portogallo come patria in cui affrontare l’esilio: Carlo Alberto nel 1849, a Porto, e Umberto II, nel 1946, a Cascais.

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